LA SCUOLA RAPITA, IL COVID E LA DAD. IL DISASTRO EDUCATIVO ITALIANO
GIOVEDÌ 31 MARZO 2022, h.14.30/19.00
AULA CONFERENZE, Sede Nazionale Unicobas, V.Casoria, 16
(metro Re di Roma)
Presentazione del libro La Scuola rapita, il Covid e la Dad. Il disastro educativo italiano di Stefano d’Errico (Armando Editore, Roma 2021)
Dalla “carta dei servizi” dell’industriale Lombardi (ministro nel 1995), con lo studente-cliente e le lettere anonime per valutare gli insegnanti, tutto è diventato “normale”. Normale, con Berlinguer, pareggiare lacune in matematica con “crediti” in educazione motoria, la Gelmini che s’inventa un inesistente “tunnel dei neutrini” e la Fedeli, diplomata con un titolo triennale. Giacché per l’istruzione investono meno di noi solo Slovacchia, Romania e Bulgaria, con i docenti peggio retribuiti e l’obbligo più basso d’Europa, si punta sul liceo scientifico a 4 anni e senza il latino. Almeno un terzo degli insegnanti di sostegno non è specializzato.
Una riforma chiamata “Buona Scuola” ha demansionato abilitati per latino e greco a far supplenze persino nei Comprensivi, destinato un insegnante di matematica dove ne serviva uno di lettere (o viceversa), approfondito il minimalismo, riducendo ulteriormente le conoscenze a favore di competenze meramente esecutive e della scuola-quiz (Invalsi), gerarchizzando a vantaggio dei dirigenti e dei loro staff la governance della scuola e burocratizzando ulteriormente la funzione docente, aggravando la svalutazione dei titoli di studio, della cultura e dei saperi critici, una riforma a quasi totale servizio delle imprese che ha allungato l’alternanza scuola-lavoro e prodotto la morte di due studenti durante gli stage dei Pcto nella formazione professionale.
Per il 2020/21 ed il 2021/22 con la pandemia, il Ministero ha validato ancora le “classi pollaio” (anche con più di 30 alunni), e (ma solo inizialmente) ridotto il tempo pieno, adottato come unica misura la distanza di un metro fra bocca e bocca, quando il Belgio ha previsto un massimo di 10 alunni a 4 metri l’uno dall’altro e Germania e Regno Unito gruppi di 15 più una separazione di 2 metri (come anche la Spagna). Infine la didattica a distanza, usata senza criterio e non solo durante il lockdown, ha escluso il 30% degli alunni (dato Istat), ma è stata riproposta “pari pari” nei piani “dell’offerta formativa” triennali persino per il futuro.
Per non assumere un numero adeguato di docenti e collaboratori, non sanificare l’aria come ha fatto la Germania spendendo 500 milioni di euro e non potenziare (gratis) i mezzi di trasporto con i pullman dell’esercito, s’è favorito il contagio, si sono tenute aperte scuola dell’Infanzia, Primaria e Media con 25 alunni in 30 metri quadri e nelle scuole superiori si sono lasciati a casa gli studenti anche 2/3 giorni a settimana, con turni infernali senza mensa e con un’estensione senza limiti della giornata lavorativa dei docenti, usati di sovente come tappa-buchi su cattedre e sostituzioni che non gli competono, nonché precarizzando ulteriormente la categoria con la moltiplicazione dei contratti a termine. Sono solo alcuni esempi del disastro educativo italiano. Parliamone.
A fronte di tutto ciò si sequestrano i diritti sindacali della categoria, divenuti monopolio delle OOSS “pronta-firma” e s’impedisce solo ai sindacati di base il diritto di assemblea persino durante le elezioni Rsu riducendo di molto la diffusione delle Liste necessarie per affermare la rappresentatività, e s’impone ai pensionati l’iscrizione ai sindacati di partito.
Ma si dibatterà anche della follia della guerra, nuova emergenza che sta sostituendo la pandemia. L’aumento vertiginoso dei costi dell’energia, i maggiori investimenti per le spese militari invocati dal governo ben oltre i già pesantissimi 25 miliardi attuali, la riapertura delle centrali a carbone, non determineranno forse l’abbandono definitivo delle scuole (80% degli istituti fuori-norma su igiene e sicurezza – ma il Recovery Fund, di 230 miliardi, stanzia solo 800 milioni in vece dei 13 miliardi necessari), l’abbandono dei meno abbienti, il rinvio ulteriore di contratti nazionali miserabili ed ultra-scaduti, un’altra pagina vergognosa per la Sanità, la fine di ogni transizione ecologica e finanziamenti a pioggia per banche decotte e speculatori seriali? Parliamone.
Intervengono :
Stefano Lonzar (Associazione Unicorno – l’AltrascuolA)
Roberto Maragliano (Pedagogista – Ordinario Università Roma Tre)
Stefano d’Errico (Autore del libro–Segretario naz.le Unicobas Scuola & Università)
Coordina :
Reginaldo Palermo (Vicedirettore de “La Tecnica della Scuola”)
Presiede :
Alvaro Belardinelli (membro dell’Esecutivo Nazionale Unicobas)
Per l’iscrizione (posti limitati) inviare i propri dati a: unicorno.altrascuola@tiscali.it
L’Associazione Unicorno – l’AltrascuolA è soggetto qualificato alla formazione con Decreto MIUR 177/2000, direttiva MIUR n.° 170 del 21.3.2016, elenco Enti Accreditati/Qualificati del 23.11.2016. Come previsto dal D.M. 177/2000, art. 2, comma 5, le singole iniziative formative promosse da soggetti definitivamente accreditati come Enti di formazione da parte del MIUR ai sensi della Direttiva 90/2003 sono riconosciute dall’amministrazione scolastica e quindi non necessitano di specifica circolare (Nota MIUR n.3096 del 2/2/2016).
Esonero dal servizio fruibile da tutti i Docenti e gli ATA, di ruolo e non, ai sensi dell’art.64, commi 4 e 5, del vigente CCNL.
Questo Convegno è organizzato dall’Associazione Unicorno l’Altrascuola in collaborazione con l’Unicobas Scuola & Università.
Sono richiesti green pass e mascherina